Sale corpo sud, Ex monastero di Astino, Bergamo

Restauro e risanamento conservativo del refettorio e delle sale attigue
Via Astino 13, Bergamo
Novembre 2018 – ottobre 2019
Committente: Fondazione MIA – Congregazione Misericordia Maggiore
Progettista: Arch. Mariacristina Sironi
La sala identificata come refettorio, secondo le fonti, fu completata negli anni tra il 1567-69; si hanno infatti notizie della formazione della volta in muratura che venne intonacata ed imbiancata. L’ambiente venne arricchito da decorazioni pittoriche a paesaggi nelle lunette della parete est e, in seguito, subì innumerevoli interventi di manutenzione con la stesura di tinte a calce. Altre trasformazioni vengono realizzate con la frammentazione del grande ambiente in spazi di dimensioni minori, a seguito della soppressione del monastero nel 1797 ed alla destinazione ad Ospedale Psichiatrico (1832): vengono realizzati un impalcato che divide in due livelli l’ambiente e nuove aperture nella fascia bassa delle pareti. Di queste vicende si sono puntualmente trovate le tracce durante gli interventi realizzati. Gli intonaci nella parte bassa intorno alle aperture, sono (per analogia con gli impasti poveri di legante e con inerti grigi individuabili negli ambienti della foresteria) attribuibili a fine ‘700. Ad essi si sovrappongono sui bordi i rappezzi circostanti le aperture che sono del 1836, come documentato nel progetto di trasformazione in ospedale. Il restauro eseguito, in accordo con le indicazioni della Soprintendenza competente, ha mantenuto le particolarità architettoniche e le finiture murarie stratificatesi delle diverse fasi di trasformazione dell’edificio. Il vestibolo adiacente è collegato attraverso un’apertura che venne ridotta di dimensione all’epoca della trasformazione in ospedale. Il restauro ha permesso di identificare la vecchia apertura che era in origine arricchita da una fastosa cornice a timpano in pietra arenaria, ricollocata in seguito in altri ambienti del monastero. La parete meridionale del vestibolo reca un affresco datato 1596, occultato prima dei restauri da stesure a calce, che è stato riscoperto e restaurato. L’opera rappresenta un episodio della vita San Giovanni Gualberto, iniziatore della riforma Vallobrosiana inserito in una finta architettura che simula un altare. È stato eseguito un leggero ritocco sotto tono finalizzato a migliorare la leggibilità del dipinto.
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